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Il “Secret sky” di Porter Robinson è il prototipo di concerto del futuro

Lettura da 6 minuti

Il dj americano contribuisce a definire le nuove frontiere dei concerti, con effetti visuali e realtà virtuale. Dalla realtà al metaverso: ecco i concerti che trascendono il fisico

La tecnologia sta colonizzando sempre di più la nostra società, e non è un segreto. Uno dei tanti ambiti in cui si sta capillarmente insinuando è l’industria musicale.

Il nastro analogico nasce addirittura nel 1928, come molti oggetti con scopi militari. Bisogna aspettare gli anni ’40 per farlo diventare un medium artistico, quando John Cage inizia a utilizzare il montaggio sonoro: registrazioni di diversi strumenti fatte su nastro, composte dall’artista. Da lì l’utilizzo di tecnologie nella produzione, composizione e post-produzione è stato sempre più sdoganato, passando per Commodore, sintetizzatori e, oggi, le famigerate intelligenze artificiali. Negli ultimi anni stiamo arrivando ad accettare la caduta dell’idea del possesso personale e unico della creatività: le IA sono in grado di raffinare e produrre tracce musicali sempre più ascoltabili, partendo da semplici input.

Sembra che la tecnologia sia ormai arrivata ovunque nell’ambito di produzione musicale: può sostituire cantanti, produttori e qualsiasi strumento. Certo, in alcuni casi in maniera ancora rozza, ma il trend è di netto miglioramento. Così la tecnologia inizia a guardare altri ambiti della musica in cui inserirsi e una delle piste più calde è quella di portare i concerti nel metaverso, creando delle esibizioni live virtuali. Sebbene ci sia curiosità riguardo all’esperienza offerta dal metaverso, la sensazione autentica dei concerti tradizionali, con il contatto umano e l’atmosfera unica, è difficile da replicare nella realtà virtuale.

La speranza è che il metaverso possa offrire esperienze diverse, che coinvolgono un pubblico sempre più abituato ad avere interazioni online e influenzato dai grandi nomi che le piattaforme pagano per esibirsi. Quindi, quali sono le caratteristiche più importanti per rendere un concerto nel metaverso se non reale almeno apprezzabile? Per capirlo, possiamo partire dagli eventi simili che hanno avuto particolare successo.

In cima alla lista  ci sono senza dubbio la serie di concerti organizzati su Fortnite, una piattaforma che dal 2017 è diventata un fenomeno culturale e ha arricchito i suoi sviluppatori, EPIC Games, con miliardi di dollari. Questi eventi virtuali, della durata di circa 10 minuti, hanno coinvolto decine di milioni di utenti e hanno fruttato decine di milioni di dollari agli artisti che l’hanno organizzati: Marshmello, Travis Scott, Ariana Grande sono tre dei nomi più conosciuti ad aver già cavalcato quello che potrebbe non essere un trend ma una futura abitudine.

Mentre in occidente l’abbinata videogioco-concerto sembra vincente, in Asia sono già nate piattaforme dedicate esclusivamente ad esperienze di concerti virtuali. Beatday è uno tra i migliori esempi di questo fenomeno: grazie a una tecnologia di riprese volumetrica e una forte attenzione all’aspetto visivo, i concerti che organizza l’azienda parte del gruppo HTC sono ambientati in un’arena virtuale personalizzata dai singoli artisti. Chi assiste a questi concerti si perde in grafiche curate e interagisce con chi suona grazie a emote, con la possibilità di parlare, sempre da remoto, con l’artista in carne ed ossa dopo il concerto, se in possesso di un biglietto VIP.

Ma non contano solo i soldi, per ora: se si vuole cambiare una tendenza culturale non si può solo puntare sul nome di una superstar. E la dimostrazione di questo sono i progetti creati da artisti affascinati dal mondo della realtà virtuale da prima che diventasse un argomento di copertina, per la gran parte persone che riescono a sognare di essere chi vogliono grazie a questo nuovo medium. Uno tra i migliori approcci visti fino ad oggi è quello intrapreso da Porter Robinson e i concerti che ha organizzato nell’arco degli ultimi cinque anni. Inizialmente pensato come un festival di musica elettronica da vivere in presenza, “Second Sky” ha avuto una vita breve a causa della pandemia di Covid-19. Già alla sua seconda edizione, nel 2020, l’evento ha cambiato nome in “Secret Sky” e con il supporto di un’arena virtuale ha permesso di far assistere e interagire spettatori da tutto il mondo in un ambiente comune, in cui l’atmosfera dei concerti fisici è stata rispettata e, in parte, superata.

Un evento piuttosto di nicchia ha permesso agli spettatori di interagire con avatar e chat vocali, di ballare e scoprire nuova musica, mentre circondati da ambienti immersivi da esplorare anche sullo schermo di un telefono. Oltre ad aver sostenuto la raccolta fondi per il MusiCares Coronavirus Relief Fund, l’evento è stato considerato dai fan presenti suggestivo e coinvolgente.Ma se la musica sembra viaggiare sempre più verso un mondo iper tecnologizzato, parallelamente pare riacquistare valore anche il tocco umano. Non è ancora realistico pensare a un mondo in cui i prodotti artistici sono esclusivamente creati da un’intelligenza artificiale.

A livello estetico e identitario l’uomo sembra essere ancora il miglior interlocutore per parlare ai suoi pari.

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