I fratelli Gallagher non vanno d’accordo, ma un album di inediti fantastici sembra dire il contrario.
Un nuovo album degli Oasis, a distanza di quattordici anni dall’ultimo. Troppo bello per essere vero, forse, ma non troppo per essere artificiale. Quando si parla di musica degli anni ‘90, non vi è una band più iconica degli Oasis. Molti li considerano la miglior band moderna, alcuni addirittura l’ultima vera band. Quel che è certo è che il loro impatto sull’industria musicale è stato enorme, in un momento in cui impazzava la battaglia tra case discografiche e internet per far rispettare copyright e mantenere la supremazia dei contenuti.
Il loro amore per i Beatles è simile a quello che tanti tra i loro fan hanno per loro tuttora: è così che un gruppo di amici, appassionatissimi degli Oasis, ha deciso di utilizzare la tecnologia per ricalcare il più accuratamente possibile le orme del loro gruppo del cuore, in tutti i sensi. Sì, perché come la band di Manchester ha sconvolto la scena musicale negli anni ’90, i Breezer – questo il nome del gruppo – hanno sconvolto quella attuale facendo uscire un album che, imitando perfettamente lo stile britpop degli Oasis, ha esaltato le potenzialità che hanno le intelligenze artificiali in maniera completamente inedita. Da quando abbiamo conosciuto i diversi tool generativi audio, gli utenti del web hanno rapidamente creato meme di Trump, Obama e Biden che giocano a Minecraft e parodie di discussioni improbabili tra Elon Musk, Joe Rogan e Jordan Peterson. Piano piano si è capito che qualsiasi personaggio famoso può essere parodizzato con questi nuovi giocattoli algoritmici; così sono spuntate canzoni dove Drake e The Weeknd, storicamente rivali, cantano insieme, o cover di canzoni famose cantate da artisti ormai deceduti.
Questi sono esempi di utilizzi ironici fatti da utenti comuni, audio che pur suonando credibili se ascoltati con poca attenzione, sono facili da distinguere dalle tracce reali: la deformazione delle voci, rigide e a tratti poco umane, è il principale elemento che separa il vero dall’artificialmente generato. Quando a giocare con questi strumenti c’è una band capace di comporre le basi musicali, suonarle e adattarle alla voce generata artificialmente di Liam Gallagher, il risultato è completamente diverso. I Breezer (che ironicamente si fanno chiamare Aisis, per questo progetto) con un lavoro meticoloso di sound design e una ricostruzione delle tracce fatta interamente intorno alla voce fittizia di Liam, hanno pubblicato “The Lost Tapes / Vol. 1”: un album con nove inediti perfettamente in linea con lo stile degli Oasis. In un momento d’incertezza che per i fan del gruppo di Manchester dura dal 2009 (Liam e Noel Gallagher da sempre non vanno d’accordo e una reunion della band sembra infattibile), l’amore per i pionieri del britpop appare nostalgico.
Ma da questo episodio possiamo capire come anche il più glorioso passato possa essere rivitalizzato appoggiandosi, legandosi e a volte fondendosi alle ultime novità in campo tecnologico per sopravvivere e prosperare in una sorta di “seconda vita artificiale”.