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Notizie dalla Silicon Valley: il futuro dei visori. 

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Guardare allo stato di salute del mercato dei visori ci permette di esplorare un ecosistema in crescita ma che ancora spaventa alcune parti del mondo. In Italia e nel resto dell’Europa, ad esempio, gli headset riscontrano diversi problemi ad entrare nella quotidianità delle persone e dei consumatori che tendono a considerare i visori come un prodotto legato al gaming. Dalla Silicon Valley, però, arrivano notizie e novità incoraggianti. Questa settimana, l’host di Cronache dal Metaverso Filippo Lubrano ha ospitato Alessio Grancini, prototyper per Magic Leap che ci offre delle prospettive interessanti sul processo di riposizionamento dei visori dal punto di vista di prezzo e accessibilità, sull’ecosistema di nuovi software nato attorno agli hardware e sui fattori che ostacolano un’adozione universale degli headset di realtà aumentata e virtuale.

Alessio Grancini mostra un approccio ottimista e flessibile anche sulla definizione stessa di metaverso, definendolo un ecosistema di applicazioni consapevoli dello spazio e che hanno un legame tra di loro: rigetta le definizioni che parlano di uno spazio sintetico in cui saremo tutti presto confinati, una realtà distopica che non risponde allo stato attuale degli sviluppi sul metaverso. Avere un approccio aperto significa ripensare ciò che ostacola un’adozione più sistematica e universale degli headset da parte del pubblico. Il concetto di immersività è ancora sfuggente in Italia ed il mercato dei visori è ancora di nicchia; ciò non toglie che grazie al riposizionamento di prezzo messo in atto da Meta per l’Oculus Quest 2 si sia registrato un boost non indifferente. Nel nostro paese, l’Oculus è quasi sempre considerato sinonimo di visore, un accostamento che lega gli headset ad uno scopo videoludico e alla presenza di uno store di app e giochi che permettono un uso agevolato del visore. 

Ponendo il prezzo come il fattore che può fare la differenza per un consumatore indeciso, Meta ha lavorato da questo punto di vista per vendere gli headset a prezzi più vantaggiosi. Gli headset variano in forma e prestazioni, e i prezzi sono solo una conseguenza della scelta di esperienza immersiva che si vuole avere. Un esempio è la differenza base tra tecnologie passthrough, in cui un rendering di un’immagine video di quello che vedi fuori all’interno nel tuo headset, e seethrough, in cui lo scopo è proiettare un’informazione virtuale sulle tue lenti. Conoscere le proprie esigenze nel momento in cui si sceglie un visore da acquistare può fare la differenza e può diventare un’abitudine del consumatore nell’era delle realtà virtuali immersive. 

Oltre al fattore dei prezzi, è emerso un altro problema: quello dell’interoperabilità. Chi compra un Oculus accede ad un mondo abbastanza vasto con una serie di app e giochi mentre non è ancora ben chiaro cosa posso fare con un visore alternativo. Dispositivi come Oculus si concentrano sul gaming mentre altri visori non hanno uno store con giochi ma si può usare il visore in ambito medico e di ingegneria: sono applicazioni più specifiche ma che tendono ad allontanare i consumatori che si avvicinano la prima volta al mondo degli headset. Parlando della propria esperienza al CES di Las Vegas, uno degli eventi tech più importanti al mondo, Alessio Grancini ragiona sui bisogni del pubblico generale e sulla confusione che ancora persiste sulle possibilità che il metaverso e i visori offrono. Questa incertezza generale porta i consumatori a chiedersi cosa fare dopo aver acquistato un visore. In mancanza di un motore di ricerca, una sorta di “Google del metaverso”, l’utente può sentirsi spaesato al cospetto delle infinite possibilità: bisogna partire da qui se si vuole rendere l’esperienza nel metaverso più accessibile al grande pubblico. 

Perdersi nella marea di notizie sensazionalistiche e distopiche sul metaverso è possibile. Per questo motivo, Cronache dal Metaverso vuole comunicare il mondo delle realtà digitali e immersive come un fenomeno che permette di migliorarci e che mostra il lato più intraprendente e ottimista dell’umanità. 

Alessio Grancini, Prototyper per Magic Leap

La sua definizione di Metaverso: non è un grande amante del termine “metaverso” come si intende dai tempi della pandemia. La definizione migliore è un ecosistema di applicazioni che sono consapevoli dello spazio e che hanno un legame tra di loro. Non farei mai una definizione che si ferma a parlare di questo spazio sintetico in cui dobbiamo vivere il resto della nostra vita, una definizione un po’ surreale o distopica. 

“Immersivo” nel 2023 vuol dire tutto e niente: in Italia il numero di visori è molto ristretto ed è un mercato di nicchia. Quali sono i dati sul mercato di visori attuali e quali sono le stime per il futuro? – Crede che sia un mercato che stia crescendo. Con le vendite dell’Oculus Quest 2 possiamo vedere come Meta abbia dato un boost a questo mercato. C’è una continua ricerca di arrivare a standard accessibili a tutti. C’è molto sviluppo di software nel settore: c’è un ecosistema che si sta creando attorno all’hardware e che quindi danno più valore all’hardware. 

In Italia per molti Oculus è l’unico sinonimo di visore.

Quali sono le potenzialità e i limiti di Meta e Oculus? C’è un topic che fa fatica ad entrare nelle notizie mainstream. Si parla poco della differenza tra passthrough (un rendering di un’immagine video di quello che vedi fuori all’interno nel tuo headset) e seethrough (lo scopo è proiettare un’informazione virtuale sulle tue lenti). Sono tecnologie differenti per scopi diversi e anche di prezzi diversi. 

Oculus ha fatto un riposizionamento, anche dal punto di vista di prezzo. Qual è un prezzo per agevolare un’adozione di massa dei visori da parte del pubblico? Ci sono diversi hardware che portano diversi prezzi, anche in base a prestazioni e qualità. Ci vuole una gran precisione nello specificare i bisogni e cosa cerchi da un headset. 

Uno dei problemi grossi a livello di metaverso è quello di interoperabilità: chi compra un Oculus accede ad un mondo abbastanza vasto con una serie di app e giochi mentre non è chiaro cosa posso fare con un visore alternativo. Quali sono le potenzialità del visore Magic Leap? – Dispositivi come Oculus si concentrano sul gaming mentre altri visori non hanno uno store con giochi ma si può usare il visore in ambito medico e di ingegneria: applicazioni specifiche. Qualche talento italiano che stanno cercando di fare queste cose.

CES, cosa hai scoperto nella fiera tech più importante del mondo: ci sono padiglioni riservati a diversi temi. Molte persone non sanno ancora cos’è veramente possibile fare – un problema di consapevolezza che sentiamo molto di più in Europa. Confusione su cosa si può fare una volta acquistato il visore: manca una sorta di “google del metaverso” per cercare delle informazioni all’interno di visori – questo è uno dei punti da risolvere al più presto per rendere l’esperienza più facile e accessibile a tutti. 

Servono delle piattaforme che fungono da accesso (via smartphone, browser), esperienza meno immersiva ma più facile: è un trend che scomparirà? – Non c’è un motivo per portare un’intera esperienza su un headset, c’è bisogno di qualcosa in più, di annotare lo spazio, di vedere le cose in 3d. 

Quali sono le cose che vedi e che ti fanno paura sul Metaverso e quelle che ti danno speranza – Non ho visto nessuna applicazione della tecnologia che mi ha fatto paura. Il metaverso e la realtà virtuale / aumentata non può essere usata per scam: c’è un ecosistema che sta crescendo molto, molte più persone stanno prendendo parte al fenomeno del metaverso. Dà speranza vedere che ci sono persone che continuano a costruire. Ottimismo. 

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